Angeli nell'ombra

2°libro

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  1. NanaOsaki
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    Eccovi il secondo libro della saga de il bacio dell'angelo caduto della Fitzpatrick :)



    Trama:

    Sapere che il tuo ragazzo frequenta la tua peggior nemica è dura da digerire.Soprattutto quando l'amore è appena nto e sconvolgente,come quello di Nora per Patch,il misterioso angelo caduto,diventato suo custode.E se la gelosia,insieme alle ombre di un passato oscuro,alimenta dubbi e incertezze,allora sì che i sentimenti possono vacillare,annebbiando la vista di fronte ad altri.

    Booktrailer:

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  2. Yumi Nakamura
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  3. NanaOsaki
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    È stupendo!
     
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  4. NanaOsaki
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    Prologo



    Coldwater,Maine
    Quindici mesi prima



    Le dita artigliate dello stramonio graffiano il vetro della finestra alle sue spalle e Harrison Grey,incapace di proseguire nella lettura con quel fracasso,piegò l'angolo della pagina che aveva davanti.Per tutta la sera un impetuoso vento primaverile si era abbattuto sulla fattoria ululando e fischiando,facendo sbattere le persiane contro il rivestimento di legno delle pareti esterne con un bang!bang!bang! continuo.Nonostante il calendario indicasse che era marzo,Harrison non era così sprovveduto da pensare che la primavera fosse già alle porte.Con un temporale del genere in arrivo,non si sarebbe sorpreso,la mattina dopo,di trovare la campagna ricoperta di un candore glaciale.
    Per sovrastare le urla laceranti del vento,Harrison premette il telecomando e alzò il volume di Ombra mai fu di Bononcini.Quindi gettò un altro ciocco nel fuoco,chiedendosi per l'ennesima volta se avrebbe mai comprato la fattoria se avesse saputo quanto combustibile occorreva per riscaldare una stanza così piccola,figurarsi tutte e nove.
    Il trillo del telefono lacerò l'aria.
    Harrison sollevò il ricevitore a metà del secondo squillo,aspettandosi di sentire la voce della migliore amica della figlia,che aveva la pessima abitudine di chiamare la sera tardi per informarsi dei compiti per il giorno dopo.
    Il suo orecchio percepì un respiro debole e rapido,poi una voce ruppe il silenzio. - Dobbiamo vederci.Tra quanto puoi essere qui?
    La voce lo attraversò come un fantasma del passato,raggelandolo.Era tanto tempo che non la sentiva,e se si era rifatta viva non poteva esserci che una ragione:qualcosa era andato storto.Tremendamente storto.Si rese conto che la mano che stringeva il ricevitore era madida di sucdore.
    - Un'ora - rispose secco.
    Lentamente,mise giù la cormetta.Chiuse gli occhi e la mente e,seppure riluttante,riandò al passato.C'era stato un tempo,quindici anni prima,in cui ogni volta che suonava il telefono gli si gelava il sangue e ei secondi di attesa prima che la voce all'altro capo parlasse gli si scandivano in testa come il battito di un tamburo.Poi,con il tempo,a mano a mano che gli anni si susseguivano placidi,si era convinto di essersi lasciato alle spalle i segreti del proprio passato,di essere un uomo normale,che conduceva una vita normale,con una famiglia bellissima normale.Un uomo che non aveva niente da temere.
    Chino sul lavello della cucina,Harrison riempì d'acqua un bicchiere e lo bevve tutto d'un fiato.Fuori era buio e la finestra di fronte gli rimandò un'immagine cerea.Harrison annuì,come a dire a se stesso che sarebbe andato tutto bene.Gli occhi,però,tradivano un'altra verità.
    Si slacciò la cravatta per allentare la tensione che aveva dentro e che sembrava tendergli la pelle,riempì anncora il bicchiere e bevve.L'acqua si fece strada a fatica,minacciando di tornare su.Posò il bicchiere nel lavello e afferrò le chiavi dell'auto del ripiano esitando un momento,quasi volesse cambiare idea.
    Harrison accostò l'auto al marciapiede e spense i fari.Seduto al buio,il respiro condensato in nuvole di vapore,abbracciò con lo sguardo le fatiscenti case a schiera in mattoni della squallida zona di Portland in cui si trovava.Erano anni,quindici per l'esattezza,che non ci metteva piede e avendo fatto affidamento solo sulla propria memoria arruginita non era sicuro di essere nel posto giusto.Aprì il vano portaoggetti e tirò fuori un pezzo di carta ingiallito. Monroe.Fece per uscire dall'auto,ma il silenzio delle strade lo rese inquieto.Allungò la mano sotto il sedile,tirò fuori una Smith & Wesson carica e la infilò nella cintura dei pantaloni,dietro la schiena.Non sparava dai tempi del college,nè l'aveva mai fatto fuori del poligono di tiro.Si augurò di poter ancora dire lo stesso di lì a un'ora:nella confusione che aveva in tessta,quello fu l'unico pensiero a farsi largo con chiarezza.
    La strada deserta rimandava l'eco dei suoi passi sul selciato,ma lui decise di ignorarne il ritmo,concentrandosi invece sulle ombre gettate dalla luna d'argento.Stringendosi addosso il cappotto,superò case buie e chiuse in un silenzio innaturale,entro angusti fazzoletti di terra delimitati da catene.Per due volte gli sembrò di essere seguito.Si voltò,ma non vide nessuno.
    Al1565 di Monroe varcò il cancello e girò intorno alla casa.Arrivato sul retro,bussò una volta.Vide un'ombra muoversi dietro le tendine di pizzo.
    La porta si aprì di uno spiraglio.
    - Sono io - disse Harrison a bassa voce.
    La porta si scostò giusto lo spazio necessario a farlo passare.
    - Ti hanno seguito?
    - No.
    - Lei è in pericolo.
    Harrison sentì i battiti del cuore accellerare. - Che tipo di pericolo?
    - Quando compirà sedici anni,lui verrà a prenderla.Devi portarla lontano,in un posto in cui non possa mai trovarla.
    Harrison scosse la testa. - Non capisco...
    Fu messo a tacere da un'occhiata minacciosa. - Quando abbiamo stipulato il nostro accordo,ti ho detto che avrebbero potuto esserci cose che non avresti capito.Sedici anni è un'età maledetta nel...mio mondo.Non c'è altro da sapere - concluse bruscamente.I due uomini restarono a guardarsi,fino a che Harrison fece un cauto cenno d'assenso.
    - Devi far perdere le tracce - gli disse l'uomo. - Ovunque andiate,dovrete rifarvi ua vita.nessuno dovrà sapere che venite dal Maine.Nessuno.Lui non smetterà mai di cercarla.Capisci?
    - Capisco -.Sua moglie però avrebbe capito?E Nora?
    Ora che la vista si era abituata al buio,Harrison notò con incredulità che,curiosamente,l'uomo che aveva davanti sembrava non essere invecchiato di un giorno dall'ultima volta che si erano visti.A dire il vero,non era invecchiato di un giorno dai tempi del college,dove inizialmente avevano condiviso la stanza per poi diventare veri amici."Un gioco di ombre?" si chiese Harrison.Era l'unica spiegazione possibile.Notò tuttavia che qualcosa di diverso c'era:una piccola cicatrice alla base del collo.Harrison guardò lo sfregio con maggior attenzione e trasalì.Era una bruciatura lucida in rilievo,poco più grande di un quarto di dollaro,a forma di pugno chiuso.Con sconcerto e orrore,si rese conto che il suo amico era stato marchiato.Come un capo di bestiame.
    L'amico intercettò lo sguardo di Harrison e i suoi occhi divennero duri,diffidenti. -C'è gente che vuole distruggermi.Privarmi della forza morale e disumanizzarmi.Insieme a un amico fidato ho formato una società,che accoglie sempre più iniziati -.Si interruppe,come se fosse indeciso se dire di più,quindi concluse frettolosamente: - La società è organizzata in modo da dare protezione ai suoi membri,e io vi ho giurato fedeltà.Tu mi conosci bene,sai che farei di tutto per proteggere i miei interessi -.Si fermò e aggiunse,quasi distrattamente: - E il mio futuro.
    - Ti hanno marchiato - disse Harrison,sperando che l'amico non percepisse il moto di repulsione che provava.
    L'altro si limitò a guardarlo.
    Alla fine Harrison,con un cenno del capo,gli comunicò che aveva capito,nonostante non accettasse la cosa.Meno sapeva,meglio era:il suo amico gliel'aveva spiegato mille volte. - C'è qualcos'altro che posso fare?
    - Tienila al sicuro.
    Harrison si aggiustò gli occhiali sul naso e,goffamente,disse: - Forse ti interesserà sapere che è cresciuta sana e forte.L'abbiamo chiamata Nor...
    - Non voglio che mi ricordi il suo nome - lo interruppe l'altro aspramente. - Ho fatto tutto ciò che era in mio potere per togliermela dalla mente.Non voglio sapere niente di lei.Voglio dimenticarla,non devo niente a quella bastarda -.Gli voltò le spalle e Harrison capì che la conversazione era finita.Tuttavia indugiò un istante,decine di domande sulla punta della lingua.Sapeva però che insistere non era una buona idea.Dominò il bisogno di trovare un senso in quel mondo oscuro che sua figlia non aveva fatto nulla per meritarsi,e uscì.
    Non aveva percorso neanche metà isolato quando un colpo d'arma da fuoco echeggiò nella notte.Istintivamente,Harrison si abbassò e si girò di scatto.Il suo amico.Sentì un secondo sparo e,senza pensarci,si mise a correre a perdifiato in direzione della casa.Si infilò nel cancello e tagliò dal cortile laterale.Stava per svoltare l'ultimo angolo della casa,quando sentì qualcuno discutere e si bloccò.Nonostante il freddo,stava sudando.Il cortile posteriore era avvolto nelle tenebre e lui si mosse lentamente lungo il muro di cinta,camminando con cautela per non rivelare la sua presenza,fino a che riuscì a scorgere la porta di servizio.
    - E' la tua ultima possibilità - disse una voce calma e suadente.
    - Vai al diavolo - rispose stizzito il suo amico.
    Terzo sparo.L'amico di Harrison urlò di dolore mentre chi aveva sparato chiedeva: -Lei dov'è?
    Il cuore gli martellava in petto,ma Harrison sapeva di dover agire.Cinque secondi ancora e sarebbe stato troppo tardi.Estrasse la pistola da dietro la schiena.Tenendola con due mani per controllarla meglio,si mosse verso il vano della porta,avvicinandosi da dietro all'uomo bruno che teneva l'amico sotto tiro.Harrison lo vide,dietro le spalle dello sconosciuto,e quando i loro sguardi si incrociarono gli lesse negli occhi una grande agitazione.
    "Vattene!"
    Harrison sentì l'ordine dell'amico forte e chiaro,e per un attimo credette che fosse stato gridato,però quando vide che lo sconosciuto non si voltava di scatto capì,raggelato e confuso,che la voce dell'amico gli era risuonata nella mente.
    "No" rispose Harrison con il pensiero,scuotendo il capo silenziosamente:il suo senso di lealtà vinse persino l'incomprensibile.Era l'uomo con cui aveva trascorso quattro dei migliori anni della propria vita.L'uomo che gli aveva fatto conoscere sua moglie.Non l'avrebbe lasciato lì,in balìa di un killer.
    Harrison premette il grilletto.Sentì lo sparo assordante e aspettò che lo sconosciuto si accasciasse al suolo.Fece fuoco un'altra volta.E un'altra volta ancora.
    Il giovane uomo bruno si voltò lentamente.Per la prima volta nella sua vita,Harrison si ritrovò ad avere davvero paura.Paura della morte.Paura di ciò che ne sarebbe stato della sua famiglia.
    Sentì gli spari devastarlo con un bruciore lancinante§;aveva la sensazione di frantumarsi in mille pezzi.Cadde in ginocchio.Vide il volto della moglie,e poi quello della figlia,sempre più sfocati.Aprì la bocca,i loro nomi a fior di labbra,per poter dire loro tutto il suo amore prima che fosse tardi.
    L'uomo lo stava trscinando lungo il vicolo,sul retro della casa.Mentre si dibatteva senza successo cercando di rimettersi in piedi,Harrison sentì che stava perdendo conoscenza.Non poteva abbandonare sua figlia,non ci sarebbe stato più nessuno a proteggerla.Quell'uomo dai capelli bruni l'avrebbe trovata e,se il suo amico aveva ragione,l'avrebbe uccisa.
    - Chi sei tu? - chiese Harrison;a ogni parola,sentiva una fiammata divorargli il petto.Si aggrappò alla speranza che ci fosse ancora tempo.Forse avrebbe potuto avvisare Nora dall'altro mondo,un mondo che calava su di lui come una pioggia di migliaia di piume dipinte di nero.
    Il giovane guardò Harrison per un momento,quindi un debole sorriso gli squarciò l'espressione di ghiaccio. - Sbagli.E' decisamente troppo tardi.
    Harrison gli rivolse uno sguardo tagliente,sorpreso che il killer avesse indovinato i suoi pensieri,e non potè fare a meno di chiedersi quante volte si fosse trovato nella stessa situazione,a indovinare gli ultimi pensieri di un uomo in punto di morte.Sicuramente non poche.
    Quasi a dimostrare quanto fosse esperto,il giovane puntò l'arma senza un minimo di esitazione.Harrison si trovò a guardare nella canna della pistola.l'ultima immagine che vide fu il bagliore del colpo esploso.
     
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3 replies since 14/7/2012, 15:31   14 views
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